1) Come vedi la figura del poeta ai giorni nostri?
Il poeta è sempre stato una figura difficilmente compatibile con i banali stereotipi sociali, e anche se esistono eccezioni, normalmente è a disagio di fronte alla “normalità” e insoddisfatto della mediocrità, e meschinità, del quotidiano. Anche le imposizioni, i limiti del quieto vivere, hanno sempre un po’ cozzato con la necessaria apertura spirituale e mentale che la poesia richiede. Sicuramente la sofferenza è sempre stata la più fedele compagna del poeta. Quindi al giorno d’oggi, il poeta, si sentirà parimenti un escluso (anche per scelta più o meno drammatica). Forse ciò che manca attualmente sono forti personalità editoriali decise a trovare e promuovere i veri poeti (mentre ci sono buoni critici), inoltre abbondano opportunità di diffondere falsa poesia, connessa spesso al tragico narcisismo imperante.
2) Scrivere poesia è da pazzi. Dicono non abbia mercato/futuro. Cosa ti spinge a scrivere poesia nonostante la si cerchi di sminuire?
Non credo che il poeta si ponga il problema del mercato, mentre se lo pone sicuramente chi fa il poeta. Non conosco molti poeti che si siano arricchiti in vita, e pochi sono anche coloro che abbiano avuto il giusto riconoscimento da vivi. Il poeta è la sua poesia, il resto è marketing.
3) Diceva un famoso poeta che il peggior nemico di un poeta è un poeta. Cosa ne dici di questa affermazione?
Rimango sulla mia idea che sia necessario distinguere tra i sedicenti poeti e i Poeti. Chi è Poesia difficilmente sarà nemico di qualcuno, soprattutto di chi sia poeta come lui.
4) Come ti sei sentita quando ti hanno definita ”poeta”. Chi è in definitiva un poeta?
Nessuno mi ha mai definito così. Il poeta è un veggente, qualcuno che veleggia nello spirito, spesso nell’oscurità, e smembra la realtà in percezioni inconcepibili agli altri.
5) Tanti dicono che scrivere poesia sia molto più semplice che scrivere un romanzo. Vorrei leggere un tuo parere.
Io scrivo entrambi ed è esattamente il contrario: ripeto, la poesia, quella vera, richiede una sublimazione nella sofferenza di cui il romanzo non ha nessun bisogno. Il poeta rischia se stesso, il romanziere difficilmente.
6) Ti danno l’opportunità di salvare tre libri di poesia e di gettarne altri tre giù dalla torre. Chi sceglieresti e perché?
Salverei Alcools, Quarta dimensione, Myricae, ma solo perché sono i primi tre che mi sono passati per la mente: abbatterei la torre e li salverei tutti.
5) Hai qualche autore/poeta conosciuto virtualmente e non ancora ”conosciuto” al grande pubblico” che consiglieresti ai lettori? E se si, perché?
No, direi di no.
8) Cosa non sopporti di alcuni poeti o pseudo tali che leggi nei social?
Che non sono poeti.
9) Come vedi il tuo futuro di scrittrice? Poesia, narrativa o tutte e due le cose?
Tutte e due le cose.
10) Ti danno l’opportunità di uscire a cena con un poeta del passato o del presente, oppure con due o tre noti poeti. Chi sceglieresti e perché?
William Blake, Antonin Artaud, Charles Baudelaire: mi affascinano le loro personalità.