“L’elisir d’amore” di Gaetano Donizetti

di Marie Morel
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Gaetano Donizetti nacque a Bergamo il 29 novembre 1779 da una famiglia poverissima e fu ammesso a frequentare le “lezioni caritatevoli” di musica, tenute da Giovanni Mayr, il quale notò il talento dell’allievo e ne curò la formazione, aprendogli la strada verso il successo. Fin dalle sue prime opere, ancora influenzate dal belcanto rossiniano, Donizetti mostrò la propria originalità, imprimendo nei personaggi una vena romantica, una profondità e una complessità psicologica fino ad allora sconosciute e che fecero di lui uno dei compositori più apprezzati del primo Ottocento e il maggiore precursore dell’era verdiana.

Raggiungendo la piena maturità artistica, si svincolò definitivamente dal modello di Rossini e diede vita ad opere in cui i personaggi non erano legati a schemi fissi, ma le cui personalità erano delineate dal compositore, attraverso un approfondimento psicologico ed umano e, pertanto, erano in grado di commuovere o divertire, a seconda delle esigenze teatrali, abbattendo la barriera tra commedia e dramma. Uno dei frutti di questo suo percorso creativo che, partendo dal belcanto approdò alla più profonda teatralizzazione romantica, fu “L’elisir d’amore”, un melodramma giocoso in due atti di Gaetano Donizetti, su libretto di Felice Romani, il quale trasse ispirazione da un testo scritto l’anno precedente da Eugène Scribe, “Le Philtre”.

L’opera narra le vicende di Adina, bella, ricca e volitiva fittavola e Nemorino, semplice contadinotto, che si strugge d’amore per lei, ma non ha il coraggio di dichiararsi.

Un giorno, durante una pausa dal lavoro, Adina legge ai mietitori delle peripezie di Tristano e del filtro magico che lo ha aiutato a far innamorare di sé la regina Isotta.
Mentre Nemorino sogna di trovare questo magico elisir per conquistare la sua amata, arriva in paese, con lo scopo di arruolare nuove leve, il tronfio e presuntuoso sergente Belcore, il quale chiede ad Adina di sposarlo, ma ella evita una risposta, dicendo di volerci pensare un po’ su.    

Adina, capricciosa ma emancipata e moderna rispetto ai canoni dell’epoca, espone a Nemorino la sua teoria circa l’amore, rivelando anche la propria più intima debolezza: la paura di soffrire e, dunque, la riluttanza a lasciarsi coinvolgere in una relazione profonda e duratura.       

Arriva in paese anche il ciarlatano Dulcamara, il quale, spacciandosi per un dottore, vende i propri miracolosi preparati medicinali agli ingenui contadini. Cade tra le sue grinfie Nemorino, al quale il truffatore vende una bottiglia di vino Bordeaux, in cambio dell’intero, misero patrimonio del giovane, facendogli credere che si tratti del tanto sospirato elisir d’amore.

Nemorino beve tutto l’ “elisir” e si ubriaca, perdendo ogni inibizione e cominciando a corteggiare altre fanciulle, la qual cosa suscita la gelosia di Adina, che per ripicca decide di accettare la proposta di Belcore e sposarlo quel giorno stesso, prima che lui riparta.
Nemorino vorrebbe, allora, comprare un’altra bottiglia di elisir da Dulcamara, ma non ha i soldi e, per procurarseli, decide di arruolarsi. Nel frattempo, si sparge in paese la notizia che Nemorino ha ottenuto una grande eredità da un parente recentemente deceduto, ma ne restano all’oscuro l’interessato, Adina e Dulcamara: la novità fa sì che tutte le ragazze del paese corteggino Nemorino e questi pensi sia l’effetto dell’elisir. Quando Dulcamara racconta ad Adina che Nemorino ha acquistato da lui l’elisir per conquistarla, arrivando persino ad arruolarsi, ella capisce quanto sia grande il suo amore. Una lacrima negli occhi di Adina tradisce i suoi sentimenti, poiché Nemorino, vedendola, si rende conto di essere ricambiato.

Adina acquista, dunque, il contratto di arruolamento di Nemorino restituendogli la libertà e i due innamorati, finalmente, si dichiarano l’amore reciproco. La scena si conclude con Belcore che se ne va, convinto di poter trovare altre ragazze da corteggiare e Dulcamara, trionfante e incredulo per il successo ottenuto dal suo improbabile elisir.

Pur affondando le radici nell’opera buffa, ne “L’elisir d’amore”, Donizetti e Romani riescono a tratteggiare con grande sensibilità  le personalità dei personaggi, che sono caratterizzate da varie sfaccettature: Nemorino non è il sempliciotto che appare, ma rivela una grande nobiltà d’animo, Adina è capricciosa ma capace di un amore profondo e sincero e lo stesso Dulcamara non è il classico stereotipo del ciarlatano, poiché con la sua saggezza aiuterà gli insicuri a superare le paure e a imboccare la strada per la felicità. Una commedia che regala agli spettatori momenti di autentico divertimento e, a tratti, di coinvolgente profondità di emozioni, soprattutto con la romanza “Una furtiva lagrima”, famosissima in tutto il mondo.

Per chi volesse approfondire, è possibile scaricare il libretto dell’opera e vederla per intero, ai seguenti link:

Scarica qui il

Libretto :Elisir D’Amore

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